L'inefficienza della PA: i possibili rimedi a tutela dei cittadini
Il Consiglio di Stato, con una importante sentenza, ha accolto l'azione collettiva promossa da alcune associazioni e cittadini contro il Ministero dell'Interno e una Prefettura per i gravi ritardi nell'esame delle domande di emersione del lavoro irregolare presentate ai sensi dell'art. 103 del DL 34/2020.
La decisione è particolarmente rilevante perché chiarisce la portata della class action contro la PA prevista dal D.Lgs. 198/2009, confermando che tale strumento mira ad accertare e correggere le disfunzioni strutturali nell'organizzazione amministrativa, e non solo a rimediare a singoli casi di inerzia.
Nel caso specifico, il Consiglio di Stato ha rilevato come l'amministrazione abbia atteso circa tre anni prima di adottare adeguate misure organizzative, nonostante la legge avesse stanziato apposite risorse. Particolarmente grave è risultato il mancato ricorso agli strumenti di semplificazione procedimentale previsti dalla L. 241/1990, che avrebbe consentito di accelerare la definizione di oltre 2.000 pratiche senza costi aggiuntivi.
I Giudici hanno respinto le giustificazioni dell'amministrazione legate alla pandemia e alla complessità delle pratiche, evidenziando come tali circostanze non possano giustificare una inefficienza sistemica protrattasi per anni. È stato inoltre precisato che l'esigenza di definizione tempestiva delle istanze dei cittadini è immanente al principio costituzionale di buon andamento, anche in assenza di termini specifici.
La sentenza ha quindi ordinato all'amministrazione di porre rimedio alla situazione di inefficienza entro 90 giorni, mediante l'adozione di opportuni provvedimenti organizzativi.
La decisione rappresenta un importante precedente per l'effettività della tutela collettiva contro le disfunzioni della PA, confermando la possibilità per cittadini e associazioni di agire in giudizio per ripristinare il corretto funzionamento dell'amministrazione.