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Beni culturali, parte la valutazione e valorizzazione

La Riforma contabile Accrual dedica attenzione alla rilevazione contabile e alla valorizzazione dei beni culturali

La Ragioneria Generale dello Stato evidenzia, nell’ambito della Riforma Accrual, la rilevanza del patrimonio artistico-culturale (heritage), ormai ampiamente riconosciuta a livello internazionale, sia sotto il profilo dei valori storici e identitari che esso esprime sia in ragione dell’impatto sulle attività economiche correlate e dei riflessi indotti sul bilancio delle pubbliche amministrazioni che sostengono le spese volte ad assicurarne la conservazione e le condizioni di fruibilità.

Le evidenti contraddizioni derivanti dall’esclusione dei beni del patrimonio artistico e culturale dagli schemi di rendicontazione dei bilanci nazionali hanno fatto emergere, con crescente consapevolezza, la necessità di attribuire un valore economico-monetario a tali beni, con argomentazioni che appaiono molto solide: basti pensare al fatto che a fronte della registrazione delle spese sostenute, direttamente o indirettamente, dalla collettività per garantire la conservazione e la fruibilità del patrimonio artistico-culturale, non si è finora tenuto alcun conto delle finalità sociali e del potenziale che questo enorme patrimonio rappresenta, in termini economici (futuri introiti e/o minori costi) e di servizi potenziali, per il settore pubblico.

Queste contraddizioni e incongruenze sono venute ancor più in evidenza in relazione ai principi della contabilità economico-patrimoniale, la cui adozione per il settore delle pubbliche amministrazioni è fortemente auspicata a livello internazionale e costituisce, nell’Unione Europea, il punto di arrivo di un processo di convergenza già programmato per gli Stati Membri (Direttiva 2011/85/UE).L’IPSAS Board a livello internazionale e l’Eurostat EPSAS Working Group a livello europeo hanno pubblicato due importanti documenti che hanno accelerato il dibattito sulla valutazione dei beni del patrimonio artistico-culturale: il Financial Reporting for Heritage in the Public Sector (IPSAS Board) e l’EPSAS issue paper on the accounting treatment of heritage assets (Eurostat EPSAS Working Group).

Tutelare e valorizzare il patrimonio artistico-culturale è un’esigenza che la collettività sente, a prescindere dalla dimensione del ritorno economico, e il soggetto pubblico è l’unico titolato ad intervenire o determinare le condizioni dell’intervento. A maggior ragione in Italia, in forza dell’articolo 9 della Costituzione. Nei tavoli di discussione internazionali, l’espressione “heritage item” identifica i beni del patrimonio artistico-culturale di un Paese, spesso insostituibili, sui quali gravano restrizioni o divieti (etici o legali) che ne limitano o impediscono la vendita, il trasferimento o la distruzione da parte del titolare o del proprietario. Si tratta di beni che hanno una vita utile indefinita a causa della loro unicità e del loro crescente apprezzamento sotto il profilo storico-culturale.

Tali specificità sono decisive nel passaggio dalla condizione di heritage item, in cui il bene artistico-culturale non è ancora rilevato e valutato ai fini della sua iscrizione in bilancio, a quella di heritage asset, in cui l’item viene rilevato e valutato ai fini della sua iscrizione in bilancio quale elemento dell’attivo patrimoniale.

Un asset rappresenta “una risorsa attualmente controllata dall’entità come risultato di un evento passato”. In particolare si distinguono:

Una risorsa è un bene caratterizzato da un potenziale di servizio o dall’abilità di generare benefici economici. La forma fisica non è una condizione necessaria di una risorsa. Il “potenziale di servizio” è la capacità di fornire servizi che contribuiscono a raggiungere gli obiettivi dell'ente senza necessariamente generare flussi di cassa netti.

I “benefici economici” sono flussi di cassa in entrata o una riduzione dei flussi di cassa in uscita, che possono derivare, ad esempio, dall'utilizzo di un bene nella produzione e nella vendita di servizi.

I beni artistico-culturali sono generalmente detenuti per il loro potenziale di servizio anche a prescindere dalla loro capacità di generare benefici economici.

Nella definizione di asset, l’amministrazione deve avere il controllo della risorsa inteso come la possibilità di utilizzare la risorsa. Un’entità che redige il bilancio ha il controllo della risorsa di heritage quando si verifica almeno una delle seguenti condizioni: proprietà legale, altri diritti che conferiscono all’entità il potere di concedere, restringere o negare l’accesso al bene, orientare l'utilizzo del bene per raggiungere gli obiettivi dell‘entità.

Il bene deve derivare da una transazione (acquisto) o da altro evento (donazione, realizzazione del bene, confisca, nazionalizzazione e qualsiasi altra forma di esercizio del potere sovrano).

MA COME SI VALUTA UN BENE – ASSET – CULTURALE ?

Il processo di contabilizzazione degli heritage item come heritage asset necessita innanzitutto di una fase di rilevazione che consiste nel raccogliere ed elaborare i dati disponibili al fine di rappresentarli nei prospetti contabili. Una volta rilevato, il bene deve essere poi valutato. La valutazione rappresenta l’attribuzione di un valore monetario alla voce contabile. La base di valutazione deve rispecchiare fedelmente il costo dei servizi (ad esempio, la conservazione del bene) sostenuti dall’entità, la sua capacità operativa (ad esempio, un immobile utilizzato a uso artistico) e finanziaria (ad esempio, i biglietti per visita a musei), affinché l’entità possa rendere conto dell’utilizzo del bene per le finalità decisionali ad esso connesse.

Ai fini della valutazione dei beni patrimoniali, sono utilizzati i criteri generali del costo storico, del valore di mercato, del costo di sostituzione, del prezzo di vendita netto e del valore d’uso.

Con riferimento alla loro applicazione in caso di valutazione dei beni del patrimonio artistico-culturale, si possono sottolineare i seguenti aspetti:

-l’informazione relativa al costo storico è pertinente per la valutazione del costo dei servizi, della capacità operativa e della capacità finanziaria. È verosimile che tale tipo di costo sia disponibile per valutare i beni di heritage che sono stati acquistati di recente. Laddove l’informazione relativa al costo storico non sia disponibile (donazioni) o sia andata persa, è possibile utilizzare un’altra base di valutazione, come il valore di mercato o il costo di sostituzione;

-il valore di mercato sarà disponibile per alcuni beni heritage tramite il riferimento ai valori di mercato di beni simili, se esiste un mercato attivo, aperto e regolare. Tuttavia su molti beni di heritage gravano restrizioni sulla loro vendita che riducono la disponibilità dei relativi valori di mercato;

-il costo di sostituzione è il costo più economico che l’entità dovrebbe sostenere per rimpiazzare il servizio potenziale di un bene. Esso, quindi, presuppone l’esistenza di altri beni che possano fornire lo stesso servizio potenziale del bene heritage oggetto di valutazione. Tuttavia, data l’unicità tipica dei beni heritage l’applicazione di tale criterio appare molto difficile;

-il prezzo di vendita netto è utile nel caso in cui convenga la vendita del bene, o sia opportuno procedere alla vendita del bene. Tuttavia, considerato che i beni heritage vengono conservati e preservati piuttosto che venduti, e molto spesso sono caratterizzati da indisponibilità, generalmente questa base di valutazione non è applicabile a tali beni;

- il valore d’uso è connesso all’utilizzo del bene ed è significativo quando tale valore è minore del costo di sostituzione della risorsa e maggiore del prezzo netto di vendita. Molti beni heritage non generano flussi di cassa e quindi, in questi casi, il valore d’uso sarebbe equivalente al costo di sostituzione.

È evidente come le caratteristiche peculiari dei beni materiali del patrimonio artistico-culturale (insostituibilità, rarità, presenza di restrizioni o divieti, vita utile indefinita), rendano, nella maggior parte dei casi, inapplicabili i criteri sopra delineati. Nello specifico, con riferimento ai beni heritage rientranti in tale casistica, è necessario identificare un criterio di valutazione ad hoc che sia generale e applicabile anche nei casi in cui non sussistano i presupposti per la valutazione del bene indicati nella definizione fornita nel Conceptual Framework dell’IPSAS Board, includendo fra questi anche l’eventuale stima peritale o il valore assicurato, ove sussistenti.


Delfino & Partners affianca gli enti pubblici nell'
attuazione della Riforma Contabile ACCRUAL